Un tema che sta tornando sempre più come argomento di discussione, soprattutto in questo particolare periodo storico, nel quale la domanda di lavoro fatica a essere soddisfatta da un’offerta adeguata, è il Work Life Balance. Questo può essere descritto letteralmente come l’equilibrio tra la vita di tutti I giorni e il lavoro. Si tratta, dunque, della capacità di far convivere in maniera pacifica la sfera professionale e quella privata.
Il concetto in realtà è molto più ampio: nato per la prima volta negli anni Settanta in Gran Bretagna, è divenuto di strettissima attualità soprattutto nell’ultimo periodo, in cui lo sviluppo tecnologico ha reso sempre più sottile il confine tra vita privata e sfera professionale, sia per quanto riguarda i tempi sia per gli spazi fisici del lavoro. Per i lavoratori italiani è un aspetto molto importante, e preferenziale, per la scelta di un’occupazione o di un percorso formativo che porti a un determinato lavoro.
Infatti, secondo l’indagine 2022 di Randstad sull’employer branding per il 65% dei lavoratori italiani il work life balance è l’insieme dell’atmosfera piacevole sul posto di lavoro, e diventa un aspetto prioritario nella scelta di un’azienda. La percentuale del nostro Paese è superiore anche alla media europea (61%), infatti, all’equilibrio tra lavoro e vita privata vengono preferiti una buona retribuzione e benefit interessanti (66%) e un’atmosfera piacevole sul posto di lavoro (63%).
L’indagine ha anche evidenziato un significativo gap tra le aspettative dei dipendenti e quella che, secondo loro, è la realtà dei fatti per quanto riguarda il profilo del datore di lavoro ideale. Il campione coinvolto nella ricerca, infatti, ritiene che l’equilibrio tra vita privata e professionale sia uno degli elementi non offerti (o non comunicati) a sufficienza dalle aziende. Queste, al contrario, sempre secondo la percezione dei lavoratori italiani, sarebbero maggiormente concentrate su altri aspetti come la solidità finanziaria, la reputazione aziendale e la sicurezza del posto di lavoro.
Rispetto al work life balance, la ricerca ha evidenziato, inoltre, una differenza di genere. L’equilibrio vita/lavoro, infatti, è un aspetto prioritario soprattutto per le donne, insieme all’atmosfera piacevole sul posto di lavoro, la retribuzione e i benefit. Altre differenze emergono anche in base al livello di istruzione o alla fascia d’età degli intervistati. Il work life balance è un parametro prioritario nella scelta di un datore di lavoro tra i dipendenti con un basso livello di istruzione e tra i baby boomers, ossia i lavoratori di età compresa tra i 58 e i 64 anni.
Infine, un buon equilibrio tra sfera privata e vita professionale è una priorità in misura maggiore tra gli impiegati (65%) rispetto agli operai (63%) e tra i dipendenti che hanno mantenuto lo stesso datore di lavoro nella seconda metà del 2021 (66%) rispetto a chi, invece, ha cambiato azienda (59%).
Questi dati, tra l’altro derivanti da una ricerca commissionata da un’importante agenzia di lavoro, ci fanno notare come l’offerta è la domanda di lavoro siano pesantemente condizionate da questo aspetto, dalla costante ricerca di un equilibrio quanto più perfetto, tra vita professionale e privata.
In questo contesto che va a delinearsi, anche la scelta di intraprendere un percorso formativo o di riprofessionalizzazione sarà influenzato da questi bisogni. Dal punto di vista dei formatori e delle aziende che cercano figure professionali ci sarà sempre una crescente attenzione a dare un’offerta formativa che tenga conto sempre più di questi aspetti.
Vero, la definizione di work life balance non è assoluta, dipende soprattutto dal punto di vista del lavoratore e da quelli che interpreta essere suoi bisogni nell’arco della sua carriera lavorativa e della sua vita. Infatti questi possono mutare più volte nel tempo, pensiamo ad esempio alla volontà di costruirsi una famiglia o alle aspirazioni materiali come l’acquisto di una casa. Per questi motivi, gli enti di formazione come Cifap Formazione, dovranno, in stretto contatto col mondo del lavoro, riuscire a offrire sempre più percorsi formativi che portino il lavoratore a potersi reinventare anche in base alle scelte di vita.